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Books, Autographs & Prints

Monday 10 December 2018 e Tuesday 11 December 2018, 10:30 AM • Rome

704

Montanelli, Indro

Lettere autografe, 1930

Estimate

€ 1.200 - 1.600

Sold

€ 625

The price includes buyer's premium

Information

Bell’insieme di 13 lettere, tre delle quali dattiloscritte e firmate, tutte le altre di pugno del giornalista, diversi formati e date ma tutte ascrivibili agli anni 1930-’40, oltre 17 pagine su varie carte intestate. Tutte le lettere appaiono indirizzate ad un suo amico, scrittore e giornalista, di nome Andrea. Insieme nel lotto anche la prima edizione del primo libro di Montanelli, Commiato dal tempo di pace, Roma, Il Selvaggio 1935, con dedica autografa “A Luisa e Ferrù Ferrini”, datata Roma 28 aprile 1937.
SPLENDIDO CARTEGGIO MONTANELLIANO, testimone fedele ed autentico di una profonda amicizia tra Indro e Andrea: “…nulla mi consola come il pensiero che posso contare su di te come su un fratello: dopo i miei genitori sei tu che costituisci l’ancora più solida della mia vita. Caro Andrea, vieni presto. Con te, , che non mi fraintenderai, potrò finalmente parlare: e anche questa sarà una gran cosa. Ti abbraccio. Indro (…)”. Così scrive all’amico/fratello dallo Chalet Abetone, in una data non meglio precisata ma intorno al ’40, e gli parla per lettera come tante altre volte. Sono tutte lettere di un’intensità e un‘intimità assoluta, nel segno di una fraternità profonda. Gli rivela progetti, umori, sensazioni, gli chiede di mentire per lui, di fingersi all’estero per sviare una giovane amante, e gli rivela particolari dolorosi della sua salute: “Come ti scrissi già da Stoccolma, ho consultato qui (si trova a Milano] il prof. Medea prima di prendere qualunque decisione. Il prof. mi ha detto che l’idea di Cortina è buona, ma che prima devo fare una cura di elettrochoc; e questo, più che tutto il resto della diagnosi, ti dica quanto poco allegro è il mio caso. Si tratta, per dirla con parole scientifiche, di una crisi ciclica maniaco-depressiva, sai pure in forma leggera. La crisi è destinata a passare, la malattia no; ed è prevedibile che ogni 5-6 anni ci debba picchiare il capo. Conto dunque di venire a Cortina ai primi di dicembre, dopo la cura elettrica, e frattanto ti terrò al corrente. Va bene? (…)”. La cura con l’elettroshock è una terapia sviluppata e introdotta negli anni trenta da alcuni neurologi italiani, ancora in uso per particolari forme di depressione. Montanelli è ipotizzabile che l’adottò su indicazioni del prof. Medea quando viveva a Milano. Ma le lettere si soffermano su altro, e sono soprattutto spaccati notevoli sulla sua attività di giornalista. “Carissimo Andrea, l’articolo incriminato era quello del giorno 19. Si era proposto: espulsione dall’albo e dal Partito. Poi si sono accorti della gran fregnaccia e son tornati indietro. Ora me ne vado (mercoledì) a Tallin a dirigere l’Istituto It. di Cultura e a insegnare italiano a quella Università. E intanto scriverò libri. Di giornalismo non voglio sentirne più parlare. Basta. Mentre ero in Spagna, Borelli chiese alle autorità competenti di mandarmi in Cina per il Corriere. Rifiuto. Mentre ero in Spagna, vincevo il premio Cuvia [?]. Un misterioso telegramma al Segr. Federale proibiva di “fare il nome di Montanelli”. Ma Montanelli se ne frega. Possono boicottarmi, non fermarmi. E in fondo questa ostilità mi fa bene: mi ha fatto guarire e mi farà lavorare. Uscirà presto un altro mio libro; un altro ne scriverò lassù. Che cosa io pensi di questo pugnalarmi alle spalle senza l’onore di un processo, puoi capirlo e tutti lo sanno perché non faccio mistero. Tallin è già un esilio. Ma se dopo Tallin vogliono mandarmi al confino, mi fanno un piacere. (…)” C’è tutto il Montanelli che conosciamo in queste poche righe, fiero, deciso, schiena dritta come pochi altri giornalisti nella storia italiana. In Estonia Montanelli - tra 1937 e 1938- si comportò da par suo, rilanciando l’Istituto e gli studi di italianistica, e al suo ritorno forse non casualmente per lui si aprirono le porte del Corriere: vi sarebbe rimasto fino al 1973, diventando ben presto la principale firma di «via Solferino». Un insieme davvero tutto da studiare, perché ricco di particolari non solo personali, tali da illuminare pagine poche note della biografia di Indro.

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