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L'Octavo Remedio di Las Casas apparve nel 1640 sotto il titolo La libertà pretesa dal supplice schiavo indiano, quindi ristampato nel 1644 e 1645 e recentemente nel 1994 dall'editore Bulzoni. A Valladolid, utilizzando fonti giuridiche dirette, comincia ad escogitare i suoi “remedios”. Ne elencò sedici, ma a noi è giunto solo “l’Octavo”, il più importante, quello da cui dipendono tutti gli altri, proposto al re come condizione indispensabile alla sopravvivenza del suo impero d’oltremare. "Per Las Casas il re deve dichiarare e giurare sulla propria fede di voler porre tutti gli indiani sotto la propria sovranità diretta “in qualità di liberi vassalli”. I re di Castiglia hanno ricevuto in affidamento questi regni dalla Santa Sede, perciò è tradire la propria missione delegare i propri diritti e doveri a dei privati ripartendo i propri sudditi nel Nuovo Mondo e affidandoli loro in encomienda. Las Casas è stato testimone nelle isole di Cuba e di Hispaniola di quanto questo sistema sia esecrabile e nocivo e che anziché condurre gli indi ad amare gli spagnoli, la loro fede ed il loro Dio, non fa che allontanarli, che convincerli ad aborrire la legge di un Dio che gli permette di commettere tutte quelle nefandezze nei loro confronti, arrivando a detestare Dio, causa di ogni loro sciagura. In questo Octavo remedio, compare il sunto del pensiero lascasiano:“Tutti i popoli di questo Nuovo Mondo sono liberi e non cessano di esserlo al momento di riconoscere Sua Maestà come Signore Universale". (G.Alteri, La questione degli Indi nel pensiero di Bartolomeo de Las Casas e Francisco de Vitoria, fonte ON LINE).