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I due fratelli di origine siciliana Bartolo (1894-1981) e Ignazio (1897-1988) Battiato (stessa famiglia del noto musicista Franco), entrambi sepolti presso la chiesa di San Giacomo al Vago (VR), furono raffinati collezionisti; come consueto per quella generazione, intrattennero rapporti diretti e personali con gli artisti che arredarono le loro case, una vicinanza che in molti casi si trasformò in vera e profonda amicizia. Così fu con Marino Marini e con Arturo Martini, a leggere tra le righe di questa fitta corrispondenza, fatta di acquisti e vendite ma anche di riflessioni sulla vita, sulla famiglia, sul lavoro, sul mondo circostante. Curiosa ad esempio la richiesta di De Chirico, che chiede a Battiato se sia possibile per un cittadino proveniente dai paesi occupati dalla Germania, chiedere la cittadinanza italiana producendo solo i relativi documenti o deve invece avere prima un nulla-osta dalla Germania. In un'altra missiva del 19 febbraio 1952, De Chirico e Ignazio Battiato parlano invece di quadri e della richiesta di Bartolo "di avere un'opera mia sullo stile e del formato del quadro Odalisca con drappo rosso, che è stato venduto alla Mostra di Palazzo Reale." In ragione del favore e dell'interessamento "riguardo la mia tana a Milano", De Chirico risponde che potrà darglielo "di quel formato e di quel soggetto per la metà del prezzo minimo, cioè per Lire 150.000." Il quadro in questione sarebbe stato "Ninfa riposante in un bosco". Altro spessore umano quello delle lettere con Martini, che era di casa nella villa di Vago, chiamata il Paradiso. Si parlano, lui e Bartolo, come amici e colleghi (Bartolo fu pittore, fece tre Quadriennali) e si confrontano sul giudizio della critica, mentre parlano di opere realizzate e da realizzare. Martini è spesso a Carrara a combattere col marmo, soffrendo il caldo e l'afa, e sogna di salire su in Cadore per andare a trovare l'amico, e per lavorare assieme a lui. Vasta e intensa è pure la corrispondenza su cartoline con Marino Marini, anche lui di casa a San Giacomo al Vago, testimoniata anche dalla bella fotocartolina di Marino e Mercedes a Viareggio. In una lunga lettera Fontana indica i prezzi relativi al realizzo di una Madonna in pietra di Vicenza, che dovrà andare ad adornare la Casa dei Buoni Fanciulli di Cimiano, diretta da Don Luigi Verzè; il costo per la sua opera è di Lire 600.000, da aggiungere alle 800.000 lire della ditta Industrie Marmi Vicentini, che eseguiranno il taglio su disegno di Fontana. Si tratta della celebre Madonna del Parco Lambro, di monumentali dimensioni (oltre 3 mt.), commissionata a Fontana nel 1955 e consegnata nel 1956. Venne però giudicata da Don Verzè troppo moderna e astratta; così il buon Fontana rifece il volto della Madonna realizzando un bel viso da contadina lombarda. Attualmente si trova nei Musei Vaticani, presso la sala Matisse. Anche le altre lettere racchiudono aneddoti e informazioni preziose su opere e artisti, segnalerei però in conclusione un misero foglietto datato 14 - 8 -943 dove, a ridosso degli eventi bellici, viene redatto un essenziale inventario della quadreria di Cassa Grande: Carrà, De Chirico (varie opere) Marussig, Funi, Tosi etc., questi solo alcuni dei 26 nomi di artisti con relative opere ospitati nella villa di San Giacomo, uno scrigno prezioso del cui farsi questo carteggio è preziosa testimonianza.