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Libri, Autografi e Stampe

giovedì 15 giugno 2017, ore 10:30 • Roma

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Guarini, Giovan Battista

Il pastor fido, tragicommedia pastorale. Del molto illustre sig. caualiere Battista Guarini. Ora in questa XX impressione di curiose, & dotte Annotationi arricchito, & di bellissime Figure in rame ornato, 1602

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Informazioni

Venezia, Giovanni Battista Ciotti, 1602. In 4°. Ritratto dell'autore inciso da Lukas Kilian a c.a8v della parte I, marche tipografiche nella cornice sul frontespizio della I parte e su quello della II, 5 tavole incise su rame da F. Valesio, ognuna delle quali ispirata a una scena del dramma pastorale, marginale strappo al frontespizio senza perdita, fioriture, bella legatura in marocchino rosso con cornici dorate ai piatti, dorso a 5 nervi con comparti decorati, unghia decorate, danni e mancanze alle cuffie e strappo alla cerniera con quasi completo scollamento del piatto superiore. Nota di possesso al frontespizio: “De la bibliotheque de M.er Pellot premier president du Parlement de Normandie”, al verso ex libris riccamente inciso di Pellot.
Splendido esemplare di illustre provenienza (la biblioteca di Pellot) della prima edizione illustrata del Pastor Fido (la prima è del 1590). Si tratta di un dramma pastorale in endecasillabi e settenari di Giovan Battista Guarini, composto tra il 1583 ed il 1587 e ispirato a una pagina di Pausania. L'opera venne pubblicata per la prima volta a Venezia nel 1590, per essere poi rappresentata nel 1595 (o nel 1596) a Ferrara e nel 1598 a Mantova. Il pastor fido suscitò numerose polemiche per l'inosservanza del precetto aristotelico secondo cui elementi tragici ed elementi comici non potevano essere mescolati all'interno di una medesima opera, come invece avviene nel testo del Guarini. Il poema, ambientato in Arcadia, è una delle più famose opere del sedicesimo secolo, infatti può vantare più di cento ristampe. Ad esso si ispirarono numerosi compositori di madrigali, tra cui Giaches de Wert, Claudio Monteverdi, Sigismondo d'India, Alessandro Grandi, Tarquinio Merula e Heinrich Schütz. Il primo a trarne un'opera lirica fu Georg Friedrich Handel. Ne vennero tratte anche sei sonate un tempo attribuite ad Antonio Vivaldi ed oggi a Nicolas Chédeville. Le copie si trovano sovente mancanti del "Compendio". Gamba, 556. Razzolini, p.180; Gay / Lemonnyer, III, 665; Crescimbeni, II, 479; Melzi, II, 320; Piantanida, IV, 4076: "Questa edizione fu a ragione giudicata dal Crescimbene come la migliore di tutte"; Brunet, II, 1775: "Edition estimée et peu commune". Allacci, 604-605.

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