Stima
€ 1.500 - 2.500
Lotto venduto
€ 1.920
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Informazioni
cm 31,4 x 59
tracce di firma in basso a destra
Esposizione
Bibliografia
Il paesaggio, e in particolar modo quello della campagna romana, è sempre stato un elemento centrale in gran parte della produzione pittorica di di Giulio Aristide Sartorio. Lo studio dal vero consentiva infatti di stabilire un rapporto diretto con un paesaggio carico di valenze storiche e simboliche in grado di svelare l’intima dimensione poetica dei luoghi. Molteplici sono i pastelli, le tempere, gli olii che Sartorio dipinse, cercando di approfondire e oltre passare la semplice osservazione del paesaggio in sé. Visioni lacustri, campagne desolate, talvolta arricchite dalla imponente presenza di rovine romane, erano il pretesto per guardare la natura e il paesaggio in modo diverso, superando la superficialità di una pittura di genere e accademica.
La tempera in esposizione, non datata, ma probabilmente realizzata agli inizi del Novecento, si affianca a quel tipo di produzione paesaggistica ma con un approccio lievemente diverso. La rapida esecuzione a tempera e le nervose pennellate farebbero pensare a un bozzetto, a una fugace visione di un luogo descritto e appuntato su cartoncino. La composizione si fonda su uno scarto prospettico e sulla contrapposizione di piani: il tronco centrale di un albero secolare si staglia su un clivo di ulivi che si aprono su un delicato e appena abbozzato sfondo collinare. Per similarità cromatiche, per identiche dimensioni, e per la stessa non finitura, l’opera è accostabile a due altri dipinti Tor Selce e Tomba sull’Appia antica esposti al Chiostro del Bramante nel 2006 [1].
Francesco Maria Romani
[1] Giulio Aristide Sartorio 1860-1932,catalogo della mostra a cura di R. Miracco, Roma, Chiostro del Bramante 24 marzo – 11 giugno 2006, pp. 228-229.