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Opere dalla Collezione della Galleria La Tartaruga

martedì 14 maggio 2019 • Roma

49

Cy Twombly

(Lexington 1928 - Roma 2011)

Cy Twombly, 1958

Diritto di seguito

Stima

€ 5.000 - 6.000

Lotto venduto

€ 6.250

I prezzi di vendita comprendono i diritti d'asta

Informazioni

locandina - invito alla prima mostra personale europea
cm 28,5 x 30

90 copie della locandina-invito alla prima mostra personale europea, Galleria La Tartaruga, Roma maggio 1958
Testo di Palma Bucarelli


Sulla traccia remota d’un ricordo che cerca nel fondo dell’anima, ai limiti della coscienza, imprecisati sentimenti rimasti impressi, nel tempo, chissà quando, nel sedimento delle sensazioni, s’appunta s'impunta trascorre trepido il segno, raggiunge il margine, continua di là, nello spazio invisibile, lo sfuggente colloquio. Sul muro bianco di vecchia calce, innocente lavagna, affiorano echi di voci perdute, labili orme di vita trascorsa, scomparsa, chissà dove; segni tracciati da mani ignote, distratte, raccolte dalla pagina bianca, voci di folle già lontane, memorie dimenticate. Umile materia anonima amorfa, nostra vita quotidiana; un muro con qualche segno tracce mezzo svanite parole ombre sbavature, cos’è? Nessuno ci bada. Il poeta, che vede, gli prestala la sua anima, il muro racconta dei segni casuali che ha raccolto incolpevole, e ha una storia. Il poeta ascolta e questa natura che non si guarda che non conta che non è niente gli porta il respiro di umane vite segrete. Chi non ha lasciato un segno sul muro, inarrestabile impulso di tracciare un segno, di fare un gesto, puro gesto sul puro muro bianco? Solo una superficie dapprima, poi i segni si sovrappongono, creano un tempo e uno spazio, il muro ha ora una profondità. La vita è dovunque intorno, le cose aspettano solo d’essere viste. Qualcuno ha tracciato quei segni, unica irripetibile presenza di vita, struggente sgomento dell’inconoscibile, tenue filo di speranza di comunicare con l’invisibile. Si rappresenta una rosa si rappresenta una folla; il poeta che intende le voci del mondo rappresenta un muro su cui segni svagati han trasfuso un grato calore umano, umiliato o protervo, volontà disperse, parole interrotte tenere beffarde amorose, inconscio miraggio di fermarsi, disperazione di passare; tenui poveri segni non contano nulla, potete passare una mano di calce, le voci si spengono ora veramente morte, la superficie è bianca, tutto è pronto per ricominciare.

Palma Bucarelli