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Napoli, Giuseppe Raimondi, 1750. In 4° piccolo. Legatura originale in cartonato rustico editoriale, titolo calligrafico al dorso, lievi difetti. Esemplare in barbe a pieni margini. Con cofanetto in tutta tela. Rarissima edizione originale. Sporadiche fioriture.
Rarissima edizione originale. Galiani (noto come l'Abate Galiani), educato a Napoli dallo zio Celestino, Arcivescovo di Taranto (che fu anche protettore di Antonio Genovesi) fu in primo luogo un economista e, in tale campo un precursore: fu per esempio contrario all’applicazione “selvaggia” del liberismo economico, in quanto esso deve modularsi a seconda delle condizioni oggettive dell'economia dei singoli paesi. Sostenne anche che la ricchezza di una nazione non può essere commisurata unicamente alla quantità di oro posseduta. Fu scrittore e pensatore illuminista brillante, polemico sia verso il vuoto accademismo, sia verso l’eccessiva fiducia nella ragione. Nato a Chieti il 2 dicembre 1728 da famiglia pugliese, fu avviato agli studi a Napoli dallo zio Celestino, Prefetto dei Regi Studi. Rivelò ben presto precoci doti intellettuali, nonché la predisposizione alla critica positiva ed al metodo scientifico applicato all’economia. Giovanissimo, nel 1735 aveva tradotto e commentato “Le considerazioni delle conseguenze del ribasso dell’interesse e del rialzo della valuta e della moneta” del Locke. Da questi studi, e dalla frequentazione di altri esperti di economia, Ferdinando maturò il proposito di organizzare razionalmente la materia, mettendo a confronto i diversi pensieri di economia politica. Ne scaturì nel 1751 il famoso trattato “Della Moneta”, che chiarisce molti principi di scienza e di storia della moneta, tratta dell'Interesse, dell'Aggio, del Cambio, oltre ad una chiara analisi sulla Valuta. L’opera, che fu pubblicata anonima per motivi di sicurezza, riscosse enorme interesse in tutto il mondo ed il Galiani, che non aveva ancora compiuto ventuno anni, si impose all'attenzione degli studiosi d'economia, tra cui il lombardo Beccaria. La notorietà dell’opera sopravvisse all’autore tanto che Carlo Marx,la citò ripetutamente nel suo "Capitale". Dopo la pubblicazione di "Della Moneta", prese gli ordini e cominciò ad interessarsi degli scavi di Ercolano. Nel 1759 fu nominato da Bernardo Tanucci, Segretario d'Ambasciata a Parigi, carica che mantenne per dieci anni. Nella capitale francese prese a frequentare i più importanti salotti letterari e divenne intimo di intellettuali del calibro di D'Alembert e Diderot. Da Parigi seguì con attenzione la crisi granaria napoletana del 1763 giungendo ad abbracciare posizioni liberiste. Nel 1765 durante un breve soggiorno a Napoli conseguì la laurea in diritto civile. Rientrato in Francia, scrisse un dialogo sul commercio del grano, affidandone il manoscritto originale a Diderot perché lo rivedesse o lo facesse pubblicare. L'opera, che fece molto scalpore, vide la luce nel 1770 con il titolo "Dialogues sur le commerce des bleds". Dopo il rientro a Napoli, Galiani svolse numerosi incarichi nella pubblica amministrazione. Morì a Napoli il 30 ottobre 1787.
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