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Libri, Autografi e Stampe

mercoledì 15 giugno 2022 e giovedì 16 giugno 2022, ore 15:00 • Roma

554

Ungaretti, Giuseppe

Il Canto I dell'Inferno, 1955

Stima

€ 8.000 - 10.000

Lotto venduto

€ 10.140

I prezzi di vendita comprendono i diritti d'asta

Informazioni

Manoscritto autografo di 26 pagine vergato in inchiostro verde nella riconoscibile grafia di Ungaretti, pagine di 220 x 280 mm., numerose correzioni quasi ad ogni pagina nel testo, nell'interlinea, nel margine etc.  

Note Specialistiche

«…l’incontro di Ungaretti con Dante avviene all’interno di quel sistema simbolico della memoria che dalla prime liriche del Porto sepolto (I fiumi) attraverso l’ultima sezione del Sentimento del tempo trova la sua più alta realizzazione in La terra promessa. Poesia della memoria come salvezza dal naufragio: “ciò che è stato, è stato per sempre”, cioè contemplazione della morte come reinvenzione della vita nella memoria» (Mario Petrucciani)
12 aprile 1950, lettera ad Alessandro Parronchi:
“(…) Mi sono messo a lavorare al Dante da quattro o cinque giorni. Sono appunti di più di dieci anni fa; e da quel tempo non l’avevo più riguardato. Mi viene una cosa diversa, e ora superiore alle mie forze fisiche. Avrei bisogno di rileggermi con calma Dante. (…) Farò quanto mi sarà possibile; ma se non ci arrivo, mi perdonino: Dante non può essere straziato: o mi riesce una cosa non del tutto indegna, o bisognerà rimandare la conferenza. Un abbraccio dal tuo, Ungaretti.”
Quella conferenza non si tenne più, doveva inaugurare un ciclo fiorentino dal titolo Firenze nel Duecento e Trecento, ma saltò. “Dante non può essere straziato” e questo Ungaretti lo sa bene, lui che è stato da sempre lettore di Dante, ma non spesso suo commentatore. Per l’altezza della materia? O forse per lo sforzo titanico, da poeta, di parlare del Poeta? Un po’ tutto questo, una rinuncia allo slancio agonistico nell'affrontare una poesia oltre l’immaginabile. Certo è che non demorde. A Piero Bigongiari, il 10 marzo1952, scrive: “Sto lavorando al Dante, e alla lettura delle tesi, e alle lezioni su Manzoni (…)." Ungaretti aveva preso parte al 47° Congresso della Dante Alighieri su Dante e Ravenna, con un Commento al Primo Canto dell’Inferno pubblicato poi in Paragone, III, 36, dicembre 1952, pp.5-21. Quella lettura era in sostanza il nucleo originale del presente manoscritto, che venne poi pubblicato in forma definitiva in Giuseppe Ungaretti, Il Canto I dell’Inferno, in Letture dantesche, a cura di Giovanni Getto, I Inferno, Sansoni, Firenze 1955, pp.3-23.
Parlando di Dante, Ungaretti parla di sé e della propria poetica, di quella condizione di esule/naufrago, alter Enea/Dante, anche lui scampata al naufragio e all'esilio, in perenne ricerca della “terra promessa”. Questo manoscritto ne è la riprova. Non una bella copia, ma una copia di lavoro fitta di correzioni, revisioni, cancellature e ritocchi, di vario genere. Sin dall'Incipit:“ Nel tentativo d’interpretazione della Divina Commedia che ora mi proverò di fare, mi riferirò specialmente ai primi due Canti dell’Inferno; ma avendoli Dante proposti quasi per prologo della sua opera, s’intende che è interpretazione da estendersi all'intero poema”. Questo lungo, iniziale preambolo, direi programmatico, scompare nella versione definitiva andata in stampa; forse Ungaretti lo riteneva quasi pleonastico, superfluo, o magari troppo didascalico. Chi lo sa. Ai filologi che lavoreranno su queste 26 pagine vergate in inchiostro verde nell'elegante ductus ungarettiano, così fortemente inclinato, l’ardua sentenza. A noi resta il piacere di cogliere nel suo farsi e dispiegarsi il pensiero critico – ma pur sempre Poetico – del più grande poeta del Novecento a servizio del suo illustre antenato trecentesco.

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