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[Livorno, Coltellini], 1764. In 4°.Fregio xilografico al frontespizio, manca l’errata, aloni di umidità su qualche carta, fioriture ed arrossature, legatura in mezza pelle marrone, al dorso titolo impresso in oro, macchie ai piatti e lievi lacune.
Edizione originale dell'opera che segna il punto di partenza della moderna storia del diritto penale. All'inizio del sec. XVIII i metodi della giustizia criminale erano essenzialmente medievali. II sistema penale era crudele ed arbitrario, i metodi di pena usati barbari e i processi segreti. Con l'avvento dell'Età della Ragione la richiesta di cambiare questo stato di cose divenne più forte. Dei delitti e delle pene si inserisce in questo clima e fu scritto dal Beccaria a soli 26 anni. In esso l'autore sostiene che la gravità del crimine deve essere giudicata in base al danno che questo provoca alla società e la pena deve essere ad esso commisurata. Bisognerebbe perseguire la prevenzione dei crimini piuttosto che concentrarsi sulla pena, e la certezza della pena dovrebbe avere maggiore effetto che la severità. Beccaria denuncia I'uso della tortura, la segretezza dei processi e soprattutto rifiuta la pena capitale. Propone ammende per i crimini contro la proprietà e I'esilio per quelli politici, nonché il miglioramento delle condizioni di vita dei prigionieri. II successo del libro fu immediato ed in diciotto mesi si susseguirono ben 6 edizioni. II libro fu composto tra il marzo del 1763 ed il gennaio dell'anno successivo. La scelta dello stampatore cadde sul livornese Marco Coltellini, che già aveva pubblicato le meditazioni del Verri. L'originale fu trascritto dal Verri e la copia inviata al direttore della tipografia, Giuseppe Aubert, al quale pervenne il 12 aprile 1764. L'esiguo numero di pagine del libro consentì una rapidissima stampa e nel luglio il primo esemplare era già nelle mani dell'autore. Einaudi 3362; PMM 209: “One of the most influential books in the whole history of criminology […]".
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