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Litterae de gratia di papa Onorio III diretta all'abate di Santa Maria di Pozzaglia, con cui il pontefice conferma il lodo amichevole pronunciato da Leone cardinale prete di Santa Croce in Gerusalemme nella causa, riguardante diritti episcopali, tra Pietro vescovo di Sabina da una parte e dall'altra il detto monastero, i chierici di Pozzaglia, Montoro, Roccasalice, Pietravalle e Petese, i nobili Andrea di Canemorto, I. [è presente solo l'iniziale] di Pozzaglia e Gentile di Pietraforte. Nel documento è inserto il testo del lodo pronunciato dal cardinale Leone. Leone cardinale prete di Santa Croce in Gerusalemme, ponendo così amichevolmente fine alla causa sopra menzionata, stabilisce che al vescovo di Sabina spetterà la giurisdizione sui chierici dei predetti luoghi, che dovranno giurargli fedeltà; il monastero di Pozzaglia sarà tenuto a versare annualmente al vescovo due moggi di frumento e due di spelta in occasione della festa di S. Angelo in settembre, più 20 soldi "pro mortuariis et sedio"; l'abate potrà agire come vicario del vescovo, istituendo i chierici nei suddetti castra e conoscendo le cause di diritto episcopale escluse quelle matrimoniali, salva comunque sempre la conferma del vescovo; non potrà tuttavia somministrare la penitenza "pro pueris suffocatis", né scomunicare chierici. Il documento è una graziosa lettera pontificia, come si evince dal contenuto del documento, dalla decorazione interessante: caratterizzata dal nome del pontefice e le lettere distintive di dimensioni minori, dal breve archetto impreziosisce i larghi legamenti a ponte ct ed st, nonché dal filo serico di colore giallo che si intravede nella porzione inferiore, utile a reggere la bulla plumbea.