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Piemonte - Savoia - Levo, Giovanni Antonio
Discorso dell'ordine et modo di armare, compartire, & essercitare la militia del serenissimo duca di Savoia , 1567
Stima
€ 300 - 500
Lotto venduto
€ 375
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Informazioni
Vercelli, Gio. Maria Pellippari, 1557 [ma 1567]. ). In 4°. Frontespizio entro elegante cornice architettonica allegorica silografica, capilettera e testatine figurati incisi in legno, piccole lacune al frontespizio, legatura posteriore in mezza pergamena, titolo manoscritto al dorso, piccolo strappo al dorso.
Seconda edizione, in tutto identica alla prima dell’anno precedente (Torino, Martino Cravoto), di questa rara cinquecentina piemontese, l’ultima ad uscire dai torchi vercellesi di Giovanni Maria Pellippari il 2 novembre 1567 Bersano Begey-Dondi, III, 1456: “La cornice del frontespizio è la stessa che orna l’edizione delle Epistolae di Ovidio, stampata a Trino dai Giolito nel 1561; l’unica variante è la sostituzione della testata, sulla quale era impressa l’insegna giolitiana, con due fregi silografici caratteristici della tipografia vercellese del Pellippari. L’edizione è spesso citata con la data 1557, perchè la « x » inserita nell’incavo della lettera « L »per rimediare in extremis ad un evidente errore di stampa, non è sempre chiaramente visibile”; Cerri, 103. Manno-Promis, I, 4071;; D’Ayala, 36-37, 295; De Gregori, II, 258; Faccio, 36; Gorini, I, 31-32.
Seconda edizione, in tutto identica alla prima dell’anno precedente (Torino, Martino Cravoto), di questa rara cinquecentina piemontese, l’ultima ad uscire dai torchi vercellesi di Giovanni Maria Pellippari il 2 novembre 1567 Bersano Begey-Dondi, III, 1456: “La cornice del frontespizio è la stessa che orna l’edizione delle Epistolae di Ovidio, stampata a Trino dai Giolito nel 1561; l’unica variante è la sostituzione della testata, sulla quale era impressa l’insegna giolitiana, con due fregi silografici caratteristici della tipografia vercellese del Pellippari. L’edizione è spesso citata con la data 1557, perchè la « x » inserita nell’incavo della lettera « L »per rimediare in extremis ad un evidente errore di stampa, non è sempre chiaramente visibile”; Cerri, 103. Manno-Promis, I, 4071;; D’Ayala, 36-37, 295; De Gregori, II, 258; Faccio, 36; Gorini, I, 31-32.