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Prima edizione, di uno dei testi capitali nella storia dell’osservazione astronomica e più in generale del pensiero scientifico moderno. Il 17 ottobre 1604, comparve nella costellazione di Ofiuco (o del Serpentario) una stella “nuova” che al momento della sua maggiore luminosità appariva più brillante di Giove. L’astro fu osservato solamente ad occhio nudo, perché il cannocchiale non era ancora stato inventato. Keplero studiò il fenomeno per due anni, fino a quando, diminuendo progressivamente il suo splendore, l’astro non fu più visibile. Di questa stella molto luminosa Keplero fece una dettagliata descrizione nella presente operalibro (De Stella Nova in Pede Serpentarii), pubblicato nel 1606. Come per la supernova di Brahe del 1572, anche Keplero dimostrò che la nuova stella doveva appartenere alla regione delle stelle fisse poiché non presentava alcuna parallasse quando veniva osservata da luoghi diversi, quindi doveva trovarsi ben al di là del cielo della Luna. Con questa affermazione egli metteva in discussione ancora una volta l’immobilità e l’eternità aristotelica della volta celeste, dove nulla di nuovo poteva verificarsi. “In De Stella Nova Kepler describes the nova's appearance and possible origin and draws an analogy between the nova of 1604 and the star of the Magi. He settles upon 5 B.C. as the year of Christ's birth, a date commonly accepted today. He also argues that stars are not suns. Kepler speculates that the appearance of the new star will lead to the conversion of the Indians in America, the migration to the New World, the downfall of Islam. Such astrological predictions, even for astronomers of Kepler's rank, were commonplace. (...) Kepler's faith in his powers of observation was well-deserved. The impact of De Stella Nova was immense. It served as a liberating influence for many astronomers, especially Galileo. Under the weight of new evidence, the old Ptolemaic system was beginning to crumble. Kepler went on to discover his three laws of planetary motion, which would revolutionize astronomy. Of the solar system, he once wrote, "I contemplate its beauty with incredible and ravishing delight." (Winthrop Collection, on line). Caspar, M. Bibliographia Kepleriana, p. 42; D.S.B., VII, pp. 288-89 ""a monument of its time""; Gingerich, Rara Astronomica, 28. Caspar 27; Cinti 17; Houzeau & Lancaster 2843; Zinner 4097.