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PRIMA EDIZIONE DEL TESTO FONDATIVO DELLA MODERNA ASTRONOMIA, CONTENENTE IL PRIMO RESOCONTO DI UNA SCOPERTA ASTRONOMICA EFFETTUATA COL TELESCOPIO. "Il 13 marzo del 1610 Galileo Galilei dava alle stampe 550 copie di un libricino di appena una sessantina di pagine in cui riportava il risultato delle prime osservazioni astronomiche della storia compiute con il cannocchiale. Questo testo era il Sidereus Nuncius ("Annuncio relativo agli astri" oppure "Il messaggero celeste") e quello che conteneva era ben più che un semplice resoconto di osservazioni celesti: lo sconvolgimento che portò nel mondo scientifico, religioso, filosofico dell'epoca fu infatti senza precedenti. Quel nuovo modo di concepire l'Universo - e con esso il ruolo stesso dell'Uomo nel creato - che ancora oggi è parte fondante della nostra cultura nacque, in un certo senso, proprio in quel momento. In quella piccola pubblicazione scritta in fretta e furia, in poche settimane, mentre ancora stava facendo le sue osservazioni, guidato dall'urgenza e dall'ambizione di dare per primo al mondo l'annuncio di scoperte straordinarie e inaudite, Galileo riproduce con estrema precisione scientifica e grande abilità artistica le prime osservazioni dettagliate della Via Lattea, della superficie della Luna, delle quattro lune principali di Giove.... Con l'aiuto del cannocchiale, che ne acuisce le possibilità percettive, l'occhio può invece trasformarsi in un meraviglioso strumento di indagine per analizzare in profondità e da un nuovo "punto di vista" i fenomeni naturali e, in particolare, celesti. Il ruolo centralissimo che Galileo diede in seguito sempre più al dato osservativo, per sua natura incontrovertibile ma confutabile, diverrà il fondamento del protocollo di indagine che andava definendo e che ancora oggi viene utilizzato da ogni scienziato: il metodo scientifico moderno." (Luca Reduzzi in Museo nazionale della Scienza e Tecnologia, fonte on line). Il successo di questo piccolo volume fu subito immediato: l'ambasciatore inglese a Venezia, Sir Henry Wotton, si precipitò a mandarne copia a Re Giacomo I annunciandola come la "la notizia più strana mai ricevuta da nessuna parte della Terra" e dichiarando che il suo autore sarebbe divenuto presto "o straordinariamente famoso o straordinariamente ridicolo". Ma la comunità scientifica attendeva da tempo questa epifania della scienza moderna, e furono proprio i colleghi a tributare i maggiori elogi allo scienziato pisano, da Keplero a Benedetto Castelli. Quel che è più incredibile fu l'entusiasmo popolare che tale scoperta suscitò nella gente e nell'immaginario collettivo, al punto che "se ne diffuse prima assai il grido che l'opera". La propagazione dell'Annuncio [Sidereus Nuncius, alla lettera 'Annuncio Siderale'] fu immediata: nel 1612 arrivò a Mosca e in India; nel 1615 in Cina; nel 1631 Corea e Giappone etc. Ma si sa, a tanto successo non poteva che corrispondere altrettante invidie e gelosie: i veri nemici di Galilei però non furono tanto i colleghi scienziati, che da subito intuirono la portata rivoluzionaria del saggio, quanto i docenti universitari, gli astrologi e soprattutto gli uomini di chiesa, che sulla base di tali dimostrazioni vedevano incrinata la loro secolare autorità. Tutti insieme diedero vita ad una sorta di partito trasversale, infido e occulto, mirante a combattere questo libro in cui si metteva in discussione - implicitamente - la centralità della Terra e l'ordine cosmo antropocentrico. La storia sappiamo come andrà a finire: 23 anni dopo. il 22 giugno 1633 davanti alla Sacra Inquisizioni, Galilei firmerà l'atto di abiura. Aveva ormai 70 anni, il seme però era stato gettato e l'albero della Scienza stava mostrando ovunque i suoi frutti rigogliosi, proprio grazie a Galilei e a questo piccolo librino scritto in uno stile straordinariamente moderno e innovativo. Paradosso dei paradossi: l'editore dell'opera che avrebbe rivoluzionato la scienza moderna e le nostre vite, aveva come marca tipografica l'allegoria della Chiesa Cattolica! La terza opera contenuta nel volume è considerata L'OPERA FONDATIVA DELLA MODERNA OTTICA. Keplero vi spiega la teoria della rifrazione delle lenti, amplia il sistema di ottiche strumentali e geometriche, ed illustra i principi del telescopio invertente. "Kepler obtained a telescope in 1610, a gift from Ernest, Archbishop of Cologne, and in his Dioptrice (1611), Kepler discussed its theory. In this work he enlarged upon his ideas on refraction and wrote about the anatomy of the eye. He described, for the first time, the defect of spherical aberration and stated that it could be overcome by giving optical surfaces hyperboloidal forms ... He showed, also for the first time, that before an object can be seen distinctly, its image must be sharply formed on the retina" (King, The History of the Telescope, pp. 44-45). Nella lunga Prefazione al volume, Keplero commenta le recenti scoperte di Galilei fatte proprio col telescopio, soffermandosi sulla loro importanza a supporto delle teorie di Copernico. Vengono riportate una serie di lettere fra Galilei e Keplero, datate tra il 13 novembre 1610 e il 26 marzo 1611, che testimoniano la vicinanza tra i due scienziati. Caspar 40; Cinti 31; Zinner 4320.