Informazioni
cm 175 x 131
Provenienza
Acquistato sul mercato antiquario romano nel 1982 dai collezionisti Marcello Ranieri e Maria Vittoria Curto e giunto per successione ereditaria agli attuali proprietari.
Il dipinto offerto nel lotto è, secondo Benedict Nicolson (B. Nicolson, Caravaggism in Europe, Torino 1990, vol. I, p. 96), una copia da un originale perduto di Cavarozzi.
Come riportato in La quadreria romana di Maria Vittoria e Marcello Ranieri, a cura di Giancarlo Rostirolla (ed. Roma 2020, p. 51) il dipinto presentava una vecchia rintelatura inglese, che ne conferma la provenienza. In occasione del rintelo e del restauro, effettuato dopo l'acquisto nel 1982, sono state rimosse le ridipinture probabilmente ottocentesche che appesantivano i volti, come riportato anche da Nicolson: "...wtih the heads of Mary and the Christchild dolled up in early 19th century fashion".
Cavarozzi eseguì molte versioni di questo soggetto, da lui evidentemente molto amato e assai richiesto dai collezionisti, tra cui quella oggi conservata alla Galleria Spada di Roma e quella all'Accademia Albertina a Torino (che presenta le stesse misure della nostra). La versione qui presentata si contraddistingue per la figura di San Giuseppe assorto nella lettura di un grande libro, mentre in tutte le altre note egli ha la testa appoggiata alla mano e guarda verso lo spettatore.
Nicolson individua un'altra versione di questa composizione, con la variante del San Giuseppe leggente, conservata a Berlino, KFM, che invece Gianni Papi attribuisce a Gherard Seghers (Anversa 1591 - 1651).
L'originale perduto di questa composizione fu eseguito probabilmente da Cavarozzi durante il suo soggiorno in Spagna, tra il 1617 e il 1620. La replica qui presentata potrebbe essere opera di un artista di cultura fiamminga, forse attivo proprio in Spagna, come si può evincere da alcuni dettagli, ad esempio il diadema prezioso che orna l'acconciatura delle Vergine, il modo di rendere i panneggi, i volti leggermente trasognati e la brillantezza dei colori.