Informazioni
cm 127 x 87
Provenienza
Acquistato in una collezione privata nel 1977 e da allora nella stessa proprietà Ranieri-Curto per poi passare agli attuali eredi.
Il dipinto è una replica coeva dell’opera di omonimo soggetto di Orazio Borgianni a Edimburgo, National Gallery of Scotland.
Il pittore fu molto legato a questo tema, del quale infatti sono note più versioni, tra cui almeno quattro di misure diverse, riconosciute come autografe da Benedict Nicolson (B. Nicolson, The International Caravaggesque Movement, Oxford, 1979) e Gianni Papi (G. Papi, Orazio Borgianni, Soncino 1993). Si tratta della citata tela di Edimburgo (cm 104 x 78), di un esemplare in Inghilterra, collezione privata (cm 110 x 77), di una versione già nella collezione di Hermann Voss (cm 96 x 71, attuale ubicazione sconosciuta) e di una a Gelves, nei pressi di Siviglia (cm 267 x 158).
Una versione autografa della stessa composizione, ma di formato più piccolo (cm 97 x 73), è stata aggiudicata da Christie’s, New York il 19 giugno 2020, lotto 34.
Esiste anche una incisione del San Cristoforo, dedicata da Orazio al suo committente Juan de Lezcano, segretario dell'ambasciatore di Spagna, il conte Francisco de Castro.
Nell'opera qui offerta si riconoscono le caratteristiche tipiche di Borgianni, ovvero il vibrante colorismo di ascendenza veneta, i forti contrasti chiaroscurali caravaggeschi, la drammaticità e la monumentalità delle figure; in particolare il gigantesco Santo, quasi incredulo, sembra piegarsi sotto il peso del piccolo e miracolosamente sempre più pesante Bambino che occupa prepotentemente lo spazio, quasi a voler superare il limite del piano figurativo, invadendo così la dimensione dello spettatore.
Alla luce di tali considerazioni l'opera può essere sicuramente riferita allo strettissimo entourage dell'artista a Roma o in Spagna, secondo una suggestiva ipotesi basata sulla presenza della spada con elsa di tipica manifattura spagnola (dettaglio assente nelle altre versioni).
Nell'archivio privato Maria Vittoria e Marcello Ranieri è conservata una lettera di Federico Zeri, datata 31 ottobre 1978, in cui lo studioso ringrazia il collezionista "del volume sul Borgianni e il Cavarozzi" ed aggiunge "Mi fa piacere la serie di riproduzioni del Borgianni, sebbene nessuno dei suoi dipinti spagnoli possa essere paragonato alla superba tela di Sezze Romano, scomparsa ultimamente a causa dell'incuria degli scellerati che sono preposti al Patrimonio artistico italiano. [...]" (cfr. Fortune e meriti del collezionismo: la quadreria romana di Maria Vittoria Curto e Marcello Ranieri, a cura di G. Rostirolla, Roma 2020, p. 29).