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97 x 73,5 cm
Il dipinto qui posto all’incanto trova un riscontro puntuale, sebbene con varianti significative, nel San Sebastiano del Cavalier D’Arpino conservato a Napoli nella Quadreria dei Gerolamini.
Herwart Röttgen, nella sua monografia Il Cavalier Giuseppe Cesari d’Arpino - un grande pittore nello splendore della fama e nell’incostanza della fortuna (Roma 2002), inquadra l’opera (p.159, fig. 80, p. 414, scheda 175) in una fase particolare della parabola creativa del pittore, in cui, ad un diminuito vigore compositivo e cromatico delle opere di grande formato,corrisponde nei piccoli formati una raffinatezza seducente, quasi erotica. Uno degli esiti formali caratterizzanti questa nuova tendenza è la sospensione della differenza tra pittura di tema religioso e quella di tema mitologico (p.154), fenomeno evidente sia nel S. Sebastiano dei Gerolamini che nel nostro: “…il viso innaturale di San Sebastiano, dipinto intorno al 1617, ... contrasta con il corpo morbido, sensuale e femmineo, che non partecipa al dolore... Ne risulta un carattere altamente ambiguo. Il significato religioso si manifesta nella teatralità dell’espressione. L’elemento sensuale ed erotico lo avvicina al famoso San Sebastiano del Sodoma.” (p.159). Nella variante del San Sebastiano conservata nella Quadreria dei Gerolamini, di misura cm 96 x 69, quindi quasi identica a quella del nostro, lo stravagante dramma erotico, l’estasi cruenta ed al tempo stesso puramente teatrale hanno luogo entro un paesaggio cupamente tempestoso, onirico e lunare.Nel nostro tutto accade in un meriggio nitido e fermo, incorniciato da un cielo azzurro smalto, precipitando il Santo, qui certo assai più simile ad una divinità apollinea che ad un martire agonizzante, in una ambientazione di mediterranea, pagana classicità.
Herwart Röttgen, nella sua monografia Il Cavalier Giuseppe Cesari d’Arpino - un grande pittore nello splendore della fama e nell’incostanza della fortuna (Roma 2002), inquadra l’opera (p.159, fig. 80, p. 414, scheda 175) in una fase particolare della parabola creativa del pittore, in cui, ad un diminuito vigore compositivo e cromatico delle opere di grande formato,corrisponde nei piccoli formati una raffinatezza seducente, quasi erotica.
Uno degli esiti formali caratterizzanti questa nuova tendenza è la sospensione della differenza tra pittura di tema religioso e quella di tema mitologico (p.154), fenomeno evidente sia nel S. Sebastiano dei Gerolamini che nel nostro: “…il viso innaturale di San Sebastiano, dipinto intorno al 1617, ... contrasta con il corpo morbido, sensuale e femmineo, che non partecipa al dolore... Ne risulta un carattere altamente ambiguo. Il significato religioso si manifesta nella teatralità dell’espressione. L’elemento sensuale ed erotico lo avvicina al famoso San Sebastiano del Sodoma.” (p.159).
Nella variante del San Sebastiano conservata nella Quadreria dei Gerolamini, di misura cm 96 x 69, quindi quasi identica a quella del nostro, lo stravagante dramma erotico, l’estasi cruenta ed al tempo stesso puramente teatrale hanno luogo entro un paesaggio cupamente tempestoso, onirico e lunare.
Nel nostro tutto accade in un meriggio nitido e fermo, incorniciato da un cielo azzurro smalto, precipitando il Santo, qui certo assai più simile ad una divinità apollinea che ad un martire agonizzante, in una ambientazione di mediterranea, pagana classicità.