Stima
€ 500 - 800
Lotto venduto
€ 1.088
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Informazioni
cm 45,5 x 66
firmato e datato in basso a sinistra: Ferrazzi - 4 - 1945
Sul retro, sul telaio, titolo di mano dell'artista.
Bibliografia
BENVENUTO FERRAZZI (1892-1969) PITTORE DI PAESAGGI URBANI
Il rinvenimento dell’archivio privato, in occasione della mostra presso il Museo della Scuola Romana di Villa Torlonia nel 2016, ha rivelato una figura di artista eclettico e ben inserito nella compagine storica a lui contemporanea e gli ha restituito la giusta collocazione nel panorama artistico nazionale della prima metà del Novecento.
Nato in una famiglia di artisti e cresciuto alle Sette Sale sul colle Oppio, in un ambiente popolare di artisti e artigiani, molto giovane inizia il percorso di indipendenza e libertà dalla famiglia mutando il nome in Benvenuto e a Cellini si ispira nel suo doppio percorso artistico e letterario. [1] Dunque, pur profondamente legato alla famiglia da valori fondamentali e principi umanistici e sociali, Benvenuto se ne distacca e inizia a dipingere i “suoi” quadri elaborando uno stile molto personale e agilmente riconducibile al suo linguaggio pittorico. Egli articola sinuosamente sulla carta e sulla tela raffinate linee descrittive e decorative di ascendenza liberty, inserendo invenzioni che si giustappongono armoniosamente ad uno scrupoloso tecnicismo, e completa sapientemente l’opera con decise campiture di colore che gradano dalle tonalità del grigio, ai blu, ai verdi, gli ocra e i rossi, in un vivace e raffinato equilibrio cromatico. Le memorie narrate nei numerosi fascicoli manoscritti, oggi quasi totalmente editi, lo vedono schivo attore nei grandi eventi sociali, economici ed artistici della sua epoca, partecipe della lotta per la sopravvivenza in una grande città in fermento da poco divenuta Capitale, eccentrico testimone della trasformazione storico-economica e sociale del paese, della Grande Guerra, della marcia su Roma, del rinnovamento urbanistico, delle esposizioni del Ventennio e della Seconda Guerra Mondiale. Artista anticonformista e anticonvenzionale, ribelle alle costrizioni sociali e ai compromessi artistici; vive con spirito fiero e indipendente e sceglie una esistenza solitaria e volutamente povera. Benvenuto vive la sua gioventù randagia nei dintorni del Foro e principalmente su via Alessandrina, per un decennio risiede nel convento dei Santi Cosma e Damiano, da cui ammira Il Foro romano e il Palatino (lotto 1). I compagni occasionali e i personaggi dei suoi dipinti sono donne e uomini di malaffare, anarchici, regicidi che si possono incontrare in luoghi come osterie, stamberghe, case chiuse, accademie e atelier d’artisti ma anche figure caritatevoli, tipici caratteri popolari, come i giocatori di carte, in scene ricorrenti che fin dal 1916 delinea con diverse composizioni in ambienti chiusi e spesso fumosi (lotto 2), oppure i personaggi nel “loggione”, o “piccionaia”, del teatro Costanzi, dove negli anni 1917 e 1918 aveva avuto la possibilità di assistere alla rappresentazione delle opere liriche in cambio di alcuni quadri (lotto 4). Fortemente mosso da tematiche sociali, Benvenuto ama rappresentare fin dal 1922 anche i luoghi di oppressi e diseredati con diverse soluzioni artistiche, presentandole in successive esposizioni (lotto 3).
Benvenuto acquista notorietà grazie all’esposizione Pro Croce Rossa del 1918, alle cinque personali allestite tra il 1919 e il 1934 alla Casa d’Arte Bragaglia e alla partecipazione costante agli Amatori e Cultori di Belle Arti, alle Biennali, alle Rassegne Sindacali Fasciste e alle Quadriennali. Le vedute urbane, a cui si dedica assiduamente dal 1929, sono spesso costruite con audaci fughe prospettiche e hanno per teatro le strade del centro di Roma, animate da episodi di vita quotidiana e da personaggi che interpretano un “carattere” tipicamente popolaresco. È proprio grazie alle vedute urbane che in numerosi articoli di cronaca d’arte Benvenuto viene celebrato come il più interessante artista italiano degli anni Trenta, tanto che su La Tribuna del 14 marzo 1934 il Segretario della Quadriennale Cipriano Efisio Oppo suggerisce apertamente ad Antonio Muñoz di acquistarli per le collezioni museali romane che andava costituendo. Interessanti esempi in questa raccolta sono la veduta di Piazza Catalone, in cui è raffigurata una tipica scena popolare in strada, luogo che l’artista aveva raffigurato con una soluzione monumentale esposta nel 1939 alla III Quadriennale d’Arte e oggi conservata presso la Galleria Comunale di Roma (lotto 5), la vista dell’ingresso al complesso dei Santi Quattro Coronati, di cui nel 1926 dipinge con successo il chiostro (lotto 6), e l’inedita veduta del timpano di San Giovanni in Laterano dal di fuori delle Mura Aureliane (lotto 7). Benvenuto elabora in pittura e in prosa un ritratto unico ed originale della città che andava ormai scomparendo, fino a diventare il novello “pittore della Roma sparita”, dei quartieri antichi, “pittore di Trastevere” e di Borgo. Dai suoi dipinti, come dai suoi diari, emergono ad ogni canto testimonianze artistiche oltre che sociali e culturali dell’Italia dei primi decenni del secolo ventesimo.
Nell’immediato dopoguerra, in un momento di ripresa e ricostruzione civile e sociale, con una visione fiduciosa verso il futuro ma anche con sguardo rassicurante verso il passato, Benvenuto Ferrazzi continua a dedicare la sua opera ai Paesaggi urbani. Le opere presentate in questa vendita sono in gran parte provenienti da una esposizione a cui Benvenuto partecipa nel dicembre 1946, presso la GALLERIA D’ARTE CONCORDIA dell’Ordine dei Cavalieri della Concordia, una mostra collettiva che tra gli altri ospitava opere di “artisti moderni” come Luigi Bartolini, Giorgio De Chirico, Carlo De Roberto e il giovane Emilio Greco. I paesaggi presentati da Benvenuto colpiscono i visitatori per la loro originalità, come racconta una recensione sulla rivista Guerra e Pace del 28 dicembre 1946: «Le opere esposte sono: […] dei paesaggi urbani di Benvenuto Ferrazzi, un artista ancora da scoprire e dotato di una originale concezione del paesaggio». Le belle vedute qui presentate, raffiguranti i luoghi più noti situati immediatamente fuori dalle mura della città, sono ispirate alle tradizionali vedute della Campagna romana disseminata di monumenti e resti archeologici, come gli antichi ponti extraurbani (lotto 8, lotto 9) e i diversi siti percorsi dalla Rex viarum, che sorprendono per la vivacità cromatica e l’interpretazione stilistica resa dall’inequivocabile linguaggio di Benvenuto (lotti 10-16, lotto 18). Negli anni Cinquanta e Sessanta, prosegue nell’evoluzione artistica che si permea di spunti surrealisti, nelle vedute di Roma, nei paesaggi e nelle composizioni in interno e si fa particolarmente raffinato nelle nature morte.
La vita di Benvenuto è stata segnata da continue contraddizioni, il giudizio comune sulla sua condotta di vita è sempre stato controverso, egli ha alimentato la sua stessa leggenda non solo per l’atteggiamento da bohémien, connaturato alla sua indole e allo stile di vita che ne contraddistinse l’esistenza, ma anche perché la libertà cui anelava lo ha fatto rientrare pienamente nella definizione che di alcuni artisti dannati ha dato Antonine Artaud cosicché in molti casi i fatti e i luoghi sono sovrapponibili ad un immaginario che da quello di Émile Zola arriva, attraversando il secolo ventesimo, a quello di Charles Bukowski. I suoi dipinti si conservano presso i musei della capitale, il Museo di Roma in Palazzo Braschi, la Galleria di Arte Moderna di Roma Capitale e La Galleria Nazionale, oltre che in importanti collezioni private italiane.
Laura Moreschini
[1] Riccardo Ferrazzi nasce a Castel Madama il 21 agosto 1892, sono pittori il padre Stanislao (Castel Madama 1861 – Roma 1937) e il fratello maggiore Ferruccio (Roma 1891 – 1978), al quale è artisticamente legato dal lungo tirocinio nei Musei romani al seguito del padre.
BIBLIOGRAFIA
Benvenuto Ferrazzi. La mia vita da bohemien. Dal socialismo umanitario al neorealismo cinematografico, uno spaccato sociale e culturale dell’Italia degli inizi del secolo ventesimo, a cura di L. Moreschini, presentazione di G.P. Brunetta, Roma 2019
L. Moreschini, Benvenuto Ferrazzi (1892-1969). Il Realismo fantastico tra le avanguardie del Novecento, presentazione di V. Rivosecchi, Roma 2016