Informazioni
H 24 cm
Testa di marionetta.
Rappresenta la testa di una figura femminile con impugnatura. Dalla testa scende un grande naso a sbalzo che divide in due parti la faccia resa espressiva dalla bocca aperta. Il mento a punta chiude un viso di forma triangolare scolpito secondo criteri che noi chiamiamo stile “cubista”. La pettinatura a cresta centrale, segnata da ciocche allungate, identifica una moda che risale al XIX° sec.
Provenienza
- Ex collezione Paolo Morigi (Lugano) (Etichetta inv. Morigi n° 339);
- Ex collezione privata (Lugano);
(*) Il numero d’inventario delle opere che provengono dalla collezione Keller è stato da lui scritto sul legno con inchiostro bianco. Si legge la sua sigla G.F.K. seguita dal un numero progressivo assegnato all’opera. Con il trascorrere del tempo, e con le opere che sono passate di mano, in alcuni esemplari si intravede la sigla G.F.K. ma i numeri progressivi si leggono parzialmente o sono scomparsi del tutto.Qui, nelle schede dei singoli lotti, riportiamo la numerazione che oggi risulta ancora leggibile.
Esposizione
- Lugano 2002, Palazzo Riva, Banca Svizzera Italiana (BSI);
Bibliografia
- MORIGI PAOLO “Raccolta di un amatore d’arte primitiva” Magliaso, Lugano & Kunstmuseum Berna, Svizzera 1980, tav. 24, pag. 39;
- VENTURI LUCA M. “Anime antiche, arte negra, da una raccolta di sculture dell’Africa occidentale” Banca BSI, Lugano 2002, tav. 1;
- AUTORI VARI “Bamana: The art of existence in Mali” Museum Rietberg Zurich Editor, Calleyn J. P. 2001, pag. 68, cat. 48 & pag. 89, cat. 63;
- COLLEYN JEAN-PAUL “Visions d’Afrique: Bamana” Milano 2009, tav. 10 e tav. 59;
- GIANINAZZI BARBARA & MAIULLARI PAOLO “Sogo - Maschere e marionette Bamana, Collezione Claude e Marthe Everlé, Lugano, Museo delle Culture; ottobre 2012 - marzo 2013” Mazzotta Editore;
- GOLDWATER ROBERT “Bambara sculpture from the Western Sudan” New York 1963, ill. 43 e 44;
Queste sculture, conosciute in Occidente come marionette Bambara, rappresentano figure allegoriche. Hanno corpo e braccia mobili coperti con indumenti ed erano utilizzate nei festival che saltuariamente si svolgevano nei villaggi della comunità. Gli autori che oggi scelgono il nome Bamana utilizzano il termine dell’antico idioma islamico.