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Arredi e Dipinti Antichi da una Dimora Lombarda

martedì 29 ottobre 2024, ore 15:00 • Milano

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Vittore Ghislandi, detto Fra' Galgario

(Bergamo 1655 - 1743)

Ritratto di Bartolomeo Secco Suardo in armi, 1720-1722

Stima

€ 70.000 - 100.000

Lotto venduto

€ 100.890

I prezzi di vendita comprendono i diritti d'asta

Informazioni

olio su tela ovale
cm 150 x 112
reca iscrizione in basso a destra: BARTOLOMEO DI GIROLAMO / SECCO SUARDO /  SERGENTE GENERALE / DI BATTAGLIA

Per il lotto è stato avviato in data 29/10/2024 alle ore 13.17 il procedimento di dichiarazione di interesse artistico e storico particolarmente importante, ai sensi dell’art. 10, comma 3, lettera a) e degli artt. 13 e 14 del D. Lgs. 42/2004 e ss.mm.ii, da parte della Soprintendenza di Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Milano.


Provenienza

Bergamo, Quadreria Secco Suardo;
Lurano, collezione Dino Secco Suardo (1932, n. 98);
Roma, collezione Baldo Secco Suardo, per eredità (1973, n. 16);
Bergamo, mercato antiquario;
Semenzato, Venezia, asta del 28 febbraio 1988;
per acquisto all'attuale proprietario

Esposizione

Bergamo, Accademia Carrara, Fra' Galgario. Le seduzioni del ritratto nel '700 europeo, 2 ottobre 2003 - 11 gennaio 2004

Bibliografia

V. Bernardi, Il pittore Fra' Vittore Ghislandi da Galgario, Bergamo 1910, p. 17;
E. Fornoni, Note biografiche sui pittori bergamaschi, Bergamo, Archivio Curia Vescovile, [ms., circa 1920-1925], vol. IV, p. 72, n. 61;
C. Caversazzi, Il ritratto a Bergamo nel Seicento e nel Settecento, in Il ritratto italiano dal Caravaggio al Tiepolo alla mostra di Palazzo Vecchio nel MCMXI (a cura di U. Ojetti), Bergamo 1927, p. 151;
G. Testori, Fra Galgario, Torino 1970, p. 21;
M. C. Gozzoli, Vittore Ghislandi detto Fra' Galgario, in I pittori bergamaschi dal XIII al XVIII secolo. Il Settecento, vol. I, Bergamo 1982, pp. 106-107, n. 38, ill. a p. 50 (colori) e fig. 2 a p. 142 (bianco e nero); 
E. De Pascale, Ghislandi Vittore, detto Fra Galgario, in La pittura in Italia. Il Seicento, Milano 1989, p. 762;
Indice degli artisti, in Pittura italiana del '600 e del '700, Milano 1990, p. 155;
E. De Pascale, ‘… la pittura, che delle case è il pregio più civile’. Nota sulla Quadreria Secco Suardo, in La Quadreria Secco Suardo, catalogo della mostra a cura di E. De Pascale e F. Rossi, Bergamo 1999, pp. 12, 21;
F. Frangi, ad vocem Ghislandi Vittore, in Dizionario biografico degli italiani, vol. LIV, Catanzaro-Roma 2000, p. 39;
F. Rossi, scheda in Fra' Galgario. Le seduzioni del ritratto nel '700 europeo, catalogo della mostra (Accademia Carrara, 2 ottobre 2003 - 11 gennaio 2004), a cura di F. Rossi, Bergamo 2003, pp. 274-275, n. IX.8
Nota agli studi fin dal 1910 (V. Bernardi 1910, p. 17), l’opera vanta una ricca storia bibliografica ma fu esposta al pubblico per la prima volta solamente nel 2003 in occasione della mostra Fra’ Galgario. Le seduzioni del ritratto nel ‘700 europeo, tenutasi all’Accademia Carrara di Bergamo (2 ottobre 2003-11 gennaio 2004).
Il dipinto raffigura Bartolomeo Secco Suardo, figlio di Gerolamo e fratello maggiore di Giovanni. L’attività di Fra’ Galgario per l’importante famiglia bergamasca cominciò probabilmente all’inizio del secondo decennio del Settecento con il Ritratto di Gerolamo Secco Suardo (Bergamo, Accademia Carrara, inv. n. 58AC00108 ) e si protrasse per circa un ventennio. La committenza Secco Suardo potrebbe essere correlata con quella precedente della famiglia Rota, con la quale Gerolamo era imparentato (F. Rossi, 2003, p. 174).
L’effigiato è raffigurato a due terzi di figura, in armatura, con parrucca grigia, una giacca rosa con ricami dorati, un manto rosso legato attorno alla vita, foulard e polsini bianchi; al fianco porta uno spadino da cerimonia, nella mano sinistra impugna un bastone di comando.
Secondo gli studi più recenti, il Ritratto è da datarsi non prima della fine del secondo decennio del XVIII secolo. L’opera, infatti, è in forte rapporto stilistico con il celebre Ritratto di Giovanni Secco Suardo col servo (Bergamo, Accademia Carrara, inv. n. 58AC00104), eseguito attorno al 1720-1722, che presenta la medesima stesura del colore, densa e corposa, diversa da quella leggera e precisa del Ritratto di Gerolamo Secco Suardo del 1711. È bene ricordare, però, che nel 1982 Maria Cristina Gozzoli ne suggerì una datazione decisamente più precoce, collocando il dipinto prima della morte di Bartolomeo Secco Suardo, avvenuta nel 1710, e ipotizzando la possibile esecuzione attorno al 1703, in occasione del matrimonio con Emilia Trivelli; secondo la studiosa, la tela veniva così a porsi come riferimento fondamentale all’interno del corpus del maestro bergamasco. Questa ipotesi - che andrebbe quindi a collocare l’opera cronologicamente prima del ritratto del padre del 1711 e vicino alle prime prove ritrattistiche eseguite dall’artista dopo il suo ritorno a Bergamo - per evidenti incompatibilità stilistiche, non è ritenuta valida né da Francesco Frangi (Frangi 2000, p. 39) né da Francesco Rossi, il quale nella scheda del catalogo della mostra del 2003 sostiene una datazione tra il 1720 e il 1722. Si tratterebbe, quindi, non di un ritratto dal naturale ma di un ritratto post mortem che, probabilmente in occasione di una particolare ma non nota occasione familiare, immortala l’effigiato in un’armatura di pura invenzione ma di grande impatto scenico. Negli stessi anni si colloca, oltre al Ritratto di Giovanni Secco Suardo con il servo, anche il Ritratto di Laura Camilla Secco Suardo in abiti maschili (collezione privata), figlia di Bartolomeo, prove pittoriche che testimoniano il forte legame del pittore con la potente famiglia bergamasca.

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