Se pensiamo a Maria Lai, la immaginiamo come appare in tanti dei documentari e delle video interviste a lei dedicate: una vecchietta minuta, con un dolce sorriso e una voce fievole… fievole che cammina in punta di piedi per non disturbare il mondo.
Ma, si sa, l’apparenza inganna.
Maria Lai, nata nel 1919 a Ulassai, un paesino della provincia di Nuoro, entroterra della Sardegna, era dotata di un’enorme forza e spirito d’indipendenza. Suo padre, infatti, da bambina, la paragonava a una capretta ansiosa di precipizi e come tale si è dimostrata nella sua vita: sopravvivendo a una lunga malattia, decidendo di diventare artista in anni di per sé difficili per la condizione femminile e trasferendosi prima a Roma e poi a Venezia per perseguire questo sogno.
Maria Lai resta però indissolubilmente legata alla sua terra e, solo quando vi fa ritorno ormai adulta, riesce a comprendere e a mettere in pratica tutti gli insegnamenti avuti da Arturo Martini all’accademia d’arte veneziana e a dar vita a quell’immaginario e alle opere che ora ci permettono di riconoscerla come una grandissima artista.
“L’arte nasce per essere assorbita come l’aria che respiriamo e proprio come essa è necessaria”
affermava la Lai e quindi per lei non vi era nulla di più naturale che essere artista. Un atto istintivo da assecondare e da condividere con gli altri.
Per fare questo, usa come base ciò che nell’isola tutti conoscono: miti e leggende tramandate oralmente da secoli a cui dare nuova linfa vitale con performance collettive come Legarsi alla montagna. A legarsi tra loro sono tutti i cittadini di Ulassai. Amici, nemici, vicini e parenti vengono uniti tra loro da un lungo nastro azzurro la cui cima, poi, è trascinata fino al culmine della montagna che domina il paese. Uno sguardo al passato (le leggende) come indagine per il futuro (i rapporti umani).
Arte come pratica quotidiana e che dalla quotidianità trae i suoi materiali: il pane, la terracotta, la paglia, il telaio sono tra i materiali preferiti, o semplicemente, l’ago e filo con cui Maria Lai crea le sue opere più famose come Spartito, (lotto 130, stima € 15.000-20.000), presente in asta il 28 maggio.
Lavori la cui genesi risale all’infanzia dell’artista: “Trascorrevo le giornate a osservare mia nonna cucire. Le dicevo che sembravano scritture, allora, lei mi chiedeva di leggergliele e io inventavo storie fantastiche”.
Le opere ricamate di Maria Lai sono come libri timidi e pudici che non vogliono svelare i loro meravigliosi racconti immediatamente. Bisogna ascoltarli in silenzio e conquistarne la fiducia. Ne è un esempio Pagina scritta del 1982 (stima € 20.000-30.000), anche quest’opera in asta il 28 maggio.
D’altronde, come diceva la loro creatrice:
“La pazienza è una qualità essenziale per la creatività” e chi ama e apprezza il bello dell’arte non può che apprezzare le creazioni nate dalla pazienza di una piccola grande donna: Maria Lai.”