Manoscritto cartaceo della Commedia, comprendente in fine il Capitolo attribuito a Pietro Alighieri e il Capitolo di Busone Raffaelli da Gubbio, per complessive 93 carte su 94 (manca la carta 25 comprendente i versi 34-139 del Canto XXIX e i versi 1-57 del Canto XXX), disposto su due colonne, 42 righe per pagina, misure 40 x 27 cm.
La scrittura appare nell’insieme di una sola mano, databile tra la fine del XIV secolo e i primi due decenni del XV. Elegante e raffinata la disposizione del testo con rubriche in rosso. Il codice, scritto in Italia, presenta caratteristiche fiorentine.
Appartiene con ragionevole certezza alla famiglia dei codici danteschi definita “gruppo dei Cento”, distinta dai codici Strozziani e dalla sezione dei codici derivati dal Vaticano. Il codice presenta tuttavia non poche originali caratteristiche, che il raffronto testuale con altri della stessa famiglia rende via via più evidenti (ma la ricerca è ancora in fieri); sarà assolutamente necessario uno studio più approfondito dei suoi rapporti con l’intera tradizione, anche alla luce delle recenti acquisizioni ecdotiche emerse dalle recenti edizioni critiche di Giorgio Inglese (Carocci, 2016) e di Paolo Trovato (Libreria Universitaria, 2022).
Dal punto di vista linguistico, una prima ispezione consente di confermare l’ipotesi che il codice sia di mano colta toscana, come è testimoniato dal comportamento delle vocali “o” ed “e” toniche (dittongate e talora risolte nel monottongo) dal comportamento delle consonanti doppie (perlopiù conservate), dal comportamento delle palatali (sempre conservate, “c”, “g”, “sci” etc.) dalla scrittura della palatale “l” (=lli), etc. Ottimo stato di conservazione, legatura moderna in pieno marocchino naturale.
Codici interi della Commedia non compaiono sul mercato antiquario da decenni; negli ultimi anni si segnalano aggiudicazioni internazionali di singole carte presso Christie’s e Sotheby’s, spesso utilizzate come fogli di rinforzo in legature. L’eccezionalità del ritrovamento è data da almeno tre aspetti: per l’altezza cronologica del manoscritto (fine XIV-Inizi XV secocolo); per la sua completezza quasi assoluta; per il suo stato di conservazione.
Ogni nuovo testimone – si sa – può recare lezioni che modificano il testo tràdito, per cui anche questo manoscritto accuratamente collazionato con il testo critico della Commedia potrebbe di certo riservare importanti sorprese.
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