«La ricchezza ha un’alta funzione sociale da compiere; essa […] non deve essere considerata fine a se stessa […] ma mezzo per raggiungere nobili fini».
Giovanni Treccani
Nel giugno 2021, un esemplare unico del facsimile della Bibbia di Borso d’Este, donato dal senatore Giovanni Treccani al Re Vittorio Emanuele III, è stato battuto in asta a Roma per 14.000 €.
Il valore di un facsimile è legato alla sua storia e a ciò che racconta di un determinato momento storico e, nel caso della Bibbia di Borso d’Este – il codice miniato più celebre del Rinascimento, la cui versione originale del si trova alla Biblioteca Estense di Modena – è quello di aver celebrato la missione di un industriale nei confronti delle arti e dell’impegno civile: Giovanni Treccani acquistò il manoscritto per 3 milioni di franchi, l’equivalente di 4 milioni di euro di oggi, donandolo allo Stato Italiano.
La storia della Bibbia di Borso d’Este
La Bibbia era passata dagli Este ai Borbone quando Maria Beatrice Ricciarda d’Este divenne moglie dell’arciduca Ferdinando d’Asburgo nel 1763. Nel 1918 l’ultimo proprietario, Carlo I, dopo la prima guerra mondiale lasciò l’Austria per andare in esilio in Svizzera, portando con sé la Bibbia. La vedova decise di mettere in vendita il codice, affidandolo a un libraio parigino, Gilbert Romeuf.
Nelle settimane nelle quali De Marinis e Gentile vengono a sapere della possibilità di acquistare la Bibbia, Treccani aveva proposto al Governo, e in particolare allo stesso Gentile, la costituzione di una fondazione che avrebbe dovuto essere dedita all’incremento degli studi scientifici.
Il Ministro della Pubblica Istruzione propone all’industriale di sfruttare i fondi destinati alla fondazione, per l’acquisto della Bibbia di Borso d’Este: nel corso di un’asta pubblica Giovanni Treccani acquista il codice per un valore di 3 milioni e 300.000 franchi francesi, oltre 4 milioni di euro attuali, impiegando una somma quasi doppia rispetto a quella prefissata per la fondazione scientifica. Quindi la dona allo Stato Italiano nel 1923 e la Bibbia di Borso d’Este torna a Modena, dove è tutt’oggi conservata alla Biblioteca Estense.
A distanza di 14 anni Treccani, nel 1937, commissionò la realizzazione di un facsimile in due volumi, edizione realizzata a Milano da Emilio Bestetti. Il lotto 92 dell’asta è una delle copie realizzate allora, una copia però speciale: quella destinata a Giuseppe Bottai, Ministro dell’Educazione Nazionale sotto il fascismo e intellettuale di primo ordine. Nel 1961 un nuovo facsimile venne realizzato, dalle Poligrafiche Bolis di Bergamo (il lotto 109). Rispetto alla precedente edizione, le tavole a colori aumentarono in modo cospicuo e l’edizione si presenta più ricca e raffinata della prima.
Il valore del facsimile
L’arte del facsimile evolve col tempo, chi cerca queste opere lo fa per un duplice scopo: godere del piacere di bellissime opere, spesso sontuosamente illustrate, finemente riprodotte; avere la possibilità di studiare a fondo codici di difficile fruizione, perché gelosamente conservati in biblioteche. Sono libri ma prima di tutto begli oggetti in cui si esprime appieno l’arte tipografica ai più alti livelli: i facsimili hanno una natura democratica, offrono a tutti la possibilità di godere della bellezza di opere finemente miniate da sfogliare e ammirare, foglio per foglio, a costi decisamente accessibili.
Chiamarle semplici riproduzioni è davvero riduttivo, condividono con gli originali il fascino e l’aura del libro prezioso, eseguito per pochi ma destinato a molti.
L’asta del 7 ottobre propone una selezione di 129 lotti per oltre 150 volumi che delineano un percorso all’interno di questa raffinata produzione editoriale, a partire dagli anni Trenta del secolo scorso sino agli anni Ottanta circa.
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