Un’opera corale, testimonianza, grazie alle 100 decorazioni proposte da 100 angoli del mondo, delle diversità non solo del singolo individuo ma anche delle culture che rappresentano.
100% Make-up sarebbe il nome perfetto per un tutorial online di trucco, in realtà è il nome partorito, nel 1992, dalla vulcanica mente di Alessandro Mendini per la sua collaborazione con Alessi dedicata a una sezione particolare chiamata “Tendentse”. Un progetto che per le sue complessità organizzative e tecniche ha richiesto un impegno di più di tre anni e che rispecchia completamente le modalità progettuali di Alessandro Mendini: non solo un designer ma un artista totale, si direbbe “rinascimentale”.
In ogni progetto del designer milanese si percepisce il divertimento e il piacere che ne hanno portato alla creazione. In particolare in 100% Make-up si comprende totalmente il suo desiderio di lavorare assieme ad altri, noti o ignoti, coordinando gruppi. Un’attività quasi più da curatore che da progettista: cos’è infatti questa operazione se non una mostra collettiva in cui le tradizionali pareti di uno spazio espositivo sono sostituite dalle forme di un vaso bianco? 100 autori tra architetti, designer, grafici, artisti e autori appartenenti a culture alternative invitati a creare il proprio “racconto visivo” per decorare ciascuno, grazie a delle decalcomanie, 100 copie del vaso disegnato da Alessandro Mendini stesso.
Ma perché un vaso e non una sedia, una caffettiera o una lampada?
Il vaso, come scelta di un oggetto, non è casuale. In esso coesistono le forze della terra, della materia che lo compongono, dell’acqua che aiuta a plasmarlo e del fuoco che ne rende immutabili le forme.
Protagonista sia di leggende e storie, a cominciare dal mito del vaso di Pandora, che della quotidianità dei nostri avi come recipiente per il trasporto di farine, vino, olio o acqua fino a oggetto decorativo vuoto o accompagnato da fiori e piante per la casa moderna. Il vaso accompagna quindi l’essere umano da secoli nel suo percorso lungo le vie del mondo e proprio queste sue caratteristiche di universalità e trasversalità devono essere sembrate perfette a Mendini per questo suo progetto corale di unione di persone, culture e formazioni diverse.
Chiedendo a ciascuno dei 100 designer, architetti, grafici e artisti, Mendini dà corpo non solo a un’operazione di design ma a una vera e propria ricerca antropologica e sociale. Un’opera corale, testimonianza, grazie alle 100 decorazioni proposte da 100 angoli del mondo, delle diversità non solo del singolo individuo ma anche delle culture che rappresentano.
Scorrendo la lista dei nomi balzano agli occhi nomi di artisti come Alighiero Boetti, che approccia la decorazione come i suoi multicolori collage ottenuti sovrapponendo le immagini tratte da riviste e settimanali, o Nicola De Maria che ripropone le sue composizioni di triangoli, stelle e quadrati nei toni dei colori primari, giallo, rosso e blu fino a Carla Accardi, che elegantemente include i suoi graffiti in bianco e nero all’interno di un ovale. Il tedesco Andreas Schulze si scosta totalmente, invece, dai soggetti dei suoi dipinti trasformando il vaso in un album di famiglia con tante fotografie di parenti e amici condividendo i suoi ricordi.
Se il musicista e compositore Brian Eno sparge archetti dorati e neri sulle superfici bianche come onde sonore, l’israeliano Yael Applefeld rende omaggio al vaso stesso rendendolo anche decorazione nella sua silhouette.
Un vaso può ironicamente essere trasformato in una forma di groviera con tanti topini che sbirciano dai fori, come ha fatto ad esempio l’architetto Massimo Mariani o essere messaggero di riflessioni come accade per opera di Philippe Starck, che disegnando alternativamente croci celtiche, stelle di david e lune crescenti, non può non rimandare alle simbologie che rappresentano.
Tra i continenti più rappresentati l’Africa, dove il vaso tradizionalmente non aveva nessun valore decorativo ma solo funzionale, nella convinzione che avere fiori in casa potesse ad esempio attirare i serpenti. Questo non ha impedito a maestri come il congolese Cheri Samba di renderlo unico con i suoi personaggi in una narrazione vicina al fumetto, o al conterraneo Bodys Isek Kingelez di immaginarvi i suoi edifici utopici multicolori, fino all’ivoriano Frédéric Bruly Bouabré che ne usa la superficie per inquadrarvi i suoi disegni naif.
Questi sono solo alcuni dei 100 autori i cui nomi compaiono riuniti alla base di ogni vaso con il numero di tiratura. Democraticamente, infatti, le prime 100 copie di ognuno di essi furono proposte allo stesso prezzo indipendentemente dalla fama e carriera di ciascuno degli autori. Altrettanto democraticamente la richiesta del pubblico avrebbe determinato il successo di un modello o di un altro e la relativa messa in produzione in tiratura illimitata e a prezzo differenziato.
100% Make-up, 100 autori, 100 decorazioni, 100 vasi, un’unica grande mente dietro a tutto, quella di Alessandro Mendini che amava affermare: “Per me le superfici degli oggetti e delle architetture sono come dei dipinti” e noi come dipinti contempliamo le sue creazioni.