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Digitale e consolidamento. La nuova era delle aste parte dal 2020.

Il 2020 è stato per Finarte un anno di passaggio, che ha imposto nuovi modelli di sviluppo e innovazione delle pratiche di vendita. Ecco le note di Fabio Massimo Bertolo su quest'anno, che si è aperto dentro una crisi ma che ha portato ad una nuova era per il mondo delle aste.

di Fabio Massimo Bertolo

“Il digitale ha salvato le aste arricchendo il pubblico di Finarte, diversificandolo e fidelizzandolo come non mai. Siamo davanti ad una nuova era che si apre dentro una crisi e da questa crisi può trarre il meglio in termini di rinnovamento e innovazione… di un mondo da sempre così tradizionale come le aste.”

Il 2020 per Finarte è stato un anno di passaggio, volto a consolidare alcune posizioni di mercato, ad aprirne di nuove in ambiti non ancora sperimentati ma soprattutto un momento di radicale verifica e innovazione delle pratiche di vendita.

Il lungo lockdown primaverile ha imposto nuovi modelli di sviluppo, che hanno IMPOSTO nuove metodologie di lavoro: il 28 aprile abbiamo svolto, primi in Italia, un’asta di Grafica Contemporanea interamente VIRTUALE, battuta da casa del banditore con piattaforme e telefoni collegati in remoto, attorno ad un tavolo.

ANDY WARHOL, Ladies and Gentleman, Tav.5, 1975

ANDY WARHOL, Ladies and Gentleman, Tav.5, 1975

La smaterializzazione delle vendite si è così compiuta e l’ottimo risultato di aggiudicazioni ha dimostrato che la fase di battuta d’asta può sicuramente svolgersi anche da remoto, connettendo un numero sempre crescente di clienti, attenti come mai era successo alle nostre vendite.
Se dunque una considerazione positiva si può fare su quest’anno, è senz’altro quella di aver accelerato alcuni processi già in atto da anni, di smaterializzazione delle vendite, di concentrazione sul digitale sia in fase di promozione dei lotti che in fase di vendita, di ampliamento della piattaforma clienti per effetto dell’onda digitale che ha pervaso tutte le nostre attività.

 

 

Anche i clienti più riluttanti hanno cominciato a praticare la nostra piattaforma (e le piattaforme connesse) incrementando di molto la partecipazione di bidder nelle nostre aste, sia a livello nazionali che internazionale.
Per Finarte l’adozione di un nuovo medium (integralmente digitale) si è accompagnata anche all’apertura di nuovi reparti, già programmata da tempo e rimandata a causa della chiusura del I semestre. L’asta di Design tenutasi a luglio, quella di Arte Africana tenutasi ad ottobre e le frequenti vendite di Vini hanno rappresentato per Finarte l’apertura verso nuovi settori del collezionismo, e verso una nuova e diversificata clientela.

 

 

Il secondo semestre appare in forte crescita, sia in termini numerici di vendite (18 aste a partire da settembre, un record stagionale!) che di valore totale di aggiudicazioni, un risultato che solo in parte ripagherà il difficile primo semestre.

La grande partecipazione straniera è l’altro dato incontrovertibile che connota il 2020, la conferma di un trend che impone il cambiamento di alcuni modelli di lavoro: l’adozione della lingua inglese per tutti i cataloghi è divenuta una imprescindibile necessità, così come l’arricchimento del corredo fotografico dei lotti per rispondere alle numerose richieste di condition reports dall’estero.

 

 

Le piattaforme on line stanno progressivamente “soppiantando” la sala ed hanno bisogno di una diversa e sempre più attenta gestione; i meccanismi dei rilanci on line, gli starting bids, le notizie di sala sul sito, le descrizioni dei lotti, tutto va rivisto e riadeguato alla nuova dimensione digitale. In questo Finarte si pone all’avanguardia tra le diverse case d’asta italiane, forte di un affiatato e rodato team di lavoro sul web, sul digital, sul web-marketing etc.
A livello di singoli reparti, le migliori performance le hanno ottenute i soliti settori: Arte Moderna e Contemporanea, Gioielli e orologi, Automotive. Un deciso incremento di stranieri si è osservato, ma anche di italiani che hanno scoperto le piattaforme digitali. Non c’è stato un sostanziale incremento della clientela giovanile, se non per alcuni settori quali la Fotografia, i Vini e la Grafica Contemporanea.

 

CINDY SHERMAN, Untitled n.74, 1980 - Venduto € 39.900

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In conclusione, con un sintetico motto, il 2020 si potrebbe così etichettare: il digitale ha salvato le aste arricchendo il pubblico di Finarte, diversificandolo e fidelizzandolo come non mai. Siamo davanti ad una nuova era che si apre dentro una crisi e da questa crisi può trarre il meglio in termini di rinnovamento e innovazione….di un mondo da sempre così tradizionale come le aste.

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