“Il volo migliore è senza dubbio quello della mente, non richiede mezzi di trasporto sofisticati né brevetti o abilitazioni, ma soltanto l’attitudine a essere piloti di se stessi, della propria fantasia”
Questo estratto dal testo Staccando l’ombra da terra di Daniele Del Giudice dedicato totalmente alla sua esperienza di pilota amatoriale di aeroplani, mi sembra perfettamente calzante per un artista fuori da qualsiasi schema e corrente artistica come Marc Chagall. D’altronde, chi più di lui ha mai fatto volare uomini, donne, bambini, suonatori di violino, mucche, asini o mazzi di fiori nei cieli o quant’altro delle proprie opere?
Le opere di Chagall sono sicuramente debitrici, per il proprio lato fiabesco, alle sue origini russe e a una cultura contadina nel contempo semplice e brutale, in cui la trasmissione del sapere per lo più orale vedeva alla base proprio le leggende o i modi di dire.
Proverbi o parabole sembrano infatti essere molti quadri di Chagall, insegnamenti visivi da tramandare in cui l’artista mixa le varie culture incontrate nel corso di una vita: russa, francese, americana, italiana, con l’ebraismo a farne da amalgama.
Anche se proprio la religione ebraica, con il divieto di riprodurre immagini sacre, ha rischiato di non farci godere delle opere di questo grande artista che, come ha scritto lui stesso nei suoi diari, “con l’incantesimo dei colori” ha per tutta la sua carriera cercato di realizzare “quadri che mi dessero la pace e fossero come lacrime sospese nell’aria” al solo scopo di “unirmi con me stesso, con tutto il mondo”.
Per nostra fortuna, la sua passione per l’arte ha prevalso e ci ha permesso di ammirare i suoi mondi fantastici, fatti di musici e animali multicolori, di spose meravigliose. Quadri che, dipinti come balletti, compiono le proprie piroette alle pareti dei più importanti musei del mondo: dal Moma di New York, al Centre Pompidou di Parigi fino all’Ermitage di San Pietroburgo.
Marc Chagall è un artista dallo stile inconfondibile, fresco e infantile, con uno sguardo rivolto alle sue radici e l’altro al destino delle sue opere: “Riuscirò a trovare le parole e le tinte adeguate, riuscirò a trovare chi mi aprirà le porte di un mondo fantasticato per millenni?”
Un doppio sguardo come quello della figura mitologica di Giano Bifronte: il Dio degli dei, padre dell’umanità, della natura e dell’universo, custode dei mutamenti, nume di porte e passaggi. Il mito dalla testa con due volti, come il personaggio del disegno di Marc Chagall in asta il prossimo 28 maggio da Finarte.
Una gouache pastello e inchiostro di china su carta, stimata € 40.000 – 50.000.
Un viso verso l’alto e l’infinito del cielo. L’altro, melanconicamente posato su un mazzo di fiori stretto fortemente all’unico petto. Un uomo e una donna, due donne, due uomini? Non lo sappiamo e non ci interessa.
Perché anche noi, come dice Chagall:
“Vogliamo essere attratti dal lato invisibile della forma e dello spirito, senza il quale la vita esterna non è completa”