Ogni mattina al proprio risveglio gli esseri umani si dividono in due categorie: chi ricorda i sogni fatti durante la notte e chi no. Per fortuna ne esiste anche una terza, quella di chi i sogni li fa a occhi aperti e riesce perfino a dargli una forma.
Tra questi tantissimi artisti e, a pieno diritto, Man Ray, alias di Emanuel Radnitzky. Artista, regista, disegnatore, fotografo di fama internazionale, intimo amico e compagno d’opere di Marcel Duchamp (si narra che proprio sotto il letto di Man Ray fosse stato conservato per un periodo Il Grande Vetro, opera fondamentale di Duchamp, e dalla polvere lì accumulatasi nacque l’idea del famoso scatto) ma soprattutto un creativo senza freni, come si può ben comprendere osservando le sue tre opere presenti alla prossima asta di grafica e multipli d’autore.
Si comincia dal lotto 137 con Compass, (stima € 3.000-5.000), opera in pieno spirito surrealista in cui si compongono tra loro due (o più) oggetti di uso “quotidiano” e con il loro accostamento si dà vita a un messaggio inaspettato. In questo caso Man Ray fa sollevare una pistola da una grossa calamita creando una nuova tipologia di bussola per la vita dai risvolti forse inquietanti e brutali ma unici. Un messaggio di pace sempre valido dal 1920, momento della sua ideazione, a oggi.
Quando era ancora giovane e viveva in America (prima di imbarcarsi per l’Europa e Parigi dove conquistò la fama), Man Ray intraprese la carriera da apprendista incisore, un interesse che coltivò per tutta la vita, come si può evincere dai lotti 138 e 139: Main Bleu (stima € 500-700) e Anatoms (stima € 300-400), entrambi degli anni Settanta.
Nel primo foglio una mano/guanto è al contempo il profilo di un uomo, basetta compresa. La testa di un osso sembra emergere dall’arto/viso come se fosse stato amputato… Chissà, forse una riflessione sulla pratica della lettura delle linee della mano. Solchi che sembra abbiano inscritto in sé il nostro presente, passato e futuro, quindi noi stessi, volti compresi.
Nel secondo foglio compare solo una silhouette, un semplicissimo tratto nero. Non è uomo né donna; quello che, però, emerge è che il personaggio ha il volto rivolto verso l’alto, al cielo. Verso il sole, le stelle, l’infinito, i sogni.
Grandissimo sognatore anche Maurice Henry, figura poliedrica del surrealismo forse più di Man Ray, grandissimo poeta e critico d’arte e cinematografico, affianca alla carriera di pittore quella di disegnatore umorista per varie testate.
Un umorismo cinico e “noir” che risponde al suo grande credo è “Grand Jeu” e come un Grande Gioco deve essere l’arte. Suoi il lotto 80 composto da tre fogli (stima € 200/300) e il lotto 81 (stima € 50/80).
Paesaggi desertici e lunari simili a Grand Canyon su cui si stagliano alberi fossilizzati, gatti e volti enigmatici, strane forme nel cielo e personaggi volanti su cieli lilla riempiono le opere dell’artista. Leggenda vuole che Picasso, nel 1941, sia stato il primo acquirente alla prima personale di Maurice Henry, alla Galerie La Peau de Chagrin, sicuramente un grande battesimo.
Tra simili ci si intende, come si suol dire, forse per questo tra gli amici di Maurice Henry ci fu anche lo spagnolo Salvador Dalì, Surrealista Maximo, paladino di Genio e Sregolatezza. L’uomo che ha tentato di rendere “surrealista” la propria vita grazie a comportamenti eccentrici e sopra le righe ma che soprattutto ci ha regalato opere come la Venus Spatiale, lotto 42 (stima € 2.500-3.000). Una scultura in bronzo patinato in cui l’artista recupera, a “modo suo”, la classica iconografia dei torsi di Venere tramandatici dalla tradizione scultorea greca e romana. Sezionato all’altezza del torso, l’artista vi poggia un uovo simbolo della creazione e fertilità, sul collo un orologio si scioglie, il tempo si ferma, si annulla in un’eternità.
Di torsi e busti è ricca anche l’opera del tedesco Hans Bellmer, la cui produzione artistica ruota attorno a due bambole di sua creazione di dimensione reali, smontabili e modificabili a piacimento. Un’ossessione, quella per i manichini, nata dopo la visione dell’opera Contes d’Hoffmann di Jacques Offenbach, in cui i due protagonisti, una sorta di moderni Pigmalione, si innamorano della medesima donna, rendendosi conto solo successivamente della sua natura di fantoccio animato. Erotismo, perversione e trasgressione sono solo alcune delle impressioni che si hanno guardando le fotografie scattate da Bellmer ai suoi manichini. A uno sguardo più attento, emerge anche la delicatezza e la cura di ogni posa, una sorta di sguardo amorevole. Se come fotografo l’artista potrebbe ritenersi un dilettante, nel disegno mostra una bravura e una finezza senza eguali. Donne e parti di corpi femminili, composti, ricomposti, moltiplicati ma sempre morbidi e suadenti, a volte disturbanti ma mai banali e sicuramente d’effetto.
Come il lotto 13, un’acquaforte in cui, in pieno stile Arcimboldo, Bellmer ricostruisce il volto di una fanciulla grazie all’accostamento dei corpi di altre fanciulle (stima € 100-150).
Enigmi sono le opere dell’artsta metafisico presente in asta, Giorgio De Chirico. Da notare come, in gioventà De Chirico avesse conosciuto un altro artista, co-fondatore della corrente metafisica, Carlo Carrà. I due hanno condiviso gli spazi dello studio messogli a disposizione presso l’ ospedale militare di Villa del Seminario a Ferrara, a cui De Chirico era stato assegnato con l’incarico di scritturale, quale membro del 27° reggimento di Fanteria, e Carrà era convalescente. Da qui, forse la comunione di intenti avuta per un periodo delle loro carriere artistiche ed in particolare l’uso di manichini e fantocci e la creazione di quadri rebus.
Molte le possibilità di aggiudicarsi un’opera dell’artista romano d’adozione. Dal lotto 43 al lotto 49, si sussegue infatti l’intero mondo immaginifico di De Chirico: cavalli su una spiaggia con capitelli e templi; cavalieri piumati su cavalli imbizzarriti; miti greci e manichini vaticinanti; piazze deserte con soli; piscine; teste che emergono dal terreno; sofà e poltrone all’aperto. Tanti mondi e mille narrazioni in cui far librare lo sguardo e la mente in totale libertà.
Della libertà avevano fatto il proprio caposaldo i componenti del gruppo francese Les Malassis, attivo tra il 1968 e il 1981, e da loro stessi definitisi “dei bastardi con la vernice”.
In linea con lo spirito contestatario dell’epoca, Henri Cueco, Lucien Fleury, Jean Claude Latil, Michel Parré, Gerard Tisserand e Christian Zeimert, nonostante gli stili pittorici diversi, si trovarono accomunati dall’idea di creare opere destinate a nuocere da un doppio punto di vista sia estetico che politico. Un vero e proprio terrorismo artistico atto ad attaccare alcuni valori della società usando il mezzo più tradizionale: la pittura. Scegliendo ad esempio di esporre le proprie creazioni in luoghi non deputati all’arte e alla cultura, e di affittare ma non vendere le proprie opere, allo scopo di rendere l’arte più accessibile per tutti. Un bene primario come il pane.
Uno spirito dirompente che nelle loro opere trova forma in immagini fantastiche e folli come le figure rosse che cadono e spiccano il volo da grattacieli di Henri Cueco, al lotto 40 (stima € 80-100); il bosco nella stanza di Lucien Fleury, lotto 63 (stima € 150-200); lo strano essere di Michel Parré, dotato di tre coppie di seni e il volto di George Washington, lotto 124 (stima € 50-100).
Perché non provare ad aggiudicarsi uno di questi bellissimi lotti e appenderlo nella propria camera da letto?
Sicuramente ispirerebbe i nostri sogni facendoci volare con la mente.
Catalogo completo
Monday 27 April 2020, 05:00 PM • Rome